Nelle scorse settimane, al centro commerciale «Le Vele» di Desenzano è esplosa una bombola a GPL che ha causato l′incendio di uno stabile.
La bombola era situata sul tetto in quanto una ditta stava svolgendo dei lavori per impermeabilizzare la superficie con del catrame.
I vigili del fuoco hanno lavorato a lungo prima di domare l′incendio, il quale ha compromesso l′intera struttura che da circa un anno era sottoposta ad una innovativa ed ecologica operazione di restyling. Milioni di euro i danni al centro commerciale.
In un caso simile, l′azienda che stava effettuando i lavori non solo è responsabile del danno diretto causato dall′incendio ma anche, se ci fosse, per quello legato all′inquinamento dell′aria e del suolo.
Nel caso specifico, le analisi speditive di Arpa hanno mostrato la presenza in aria dei tipici inquinanti della combustione, tra cui lo stirene e l'ammoniaca, seppur non in quantità particolarmente elevate.
Secondo la Corte di Cassazione, Sezioni Unite Civili, con sentenza in data 01.02.2023 n. 3077, “chi inquina paga”.
In base a tale principio “l′operatore la cui attività ha causato un danno ambientale o la minaccia imminente di tale danno sarà considerato finanziariamente responsabile in modo da indurre gli operatori ad adottare misure e a sviluppare pratiche atte a ridurre al minimo i rischi di danno ambientale” (considerato 2 della Direttiva 2004/35/CE).
Nonostante le normative e l′evidenza che questa tipologia di danni avvenga sempre più spesso, risulta che solamente l′1,7% delle aziende italiane abbia in essere una copertura assicurativa per la responsabilità ambientale.
Sapevi che danni di questo tipo possono arrivare ad incidere per decine di migliaia di euro? Cifre che possono mettere a serio rischio le risorse economiche di un′azienda.
La copertura assicurativa per questa tipologia di rischi non è da sottovalutare, per questo consigliamo di integrarla all′interno del pacchetto assicurativo.
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